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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Paola
Bianchi e Luisa Clotilde Gentile (a cura di)
L’affermarsi
della corte sabauda
Dinastie,
poteri, élites in Piemonte e Savoia fra tardo medioevo e prima
età moderna
La corte
posta al centro di questo volume non riveste il ruolo di puro palcoscenico
dell’apparenza, ma acquista lo spessore di un’istituzione
del vivere politico e sociale. Il contesto è quello della formazione
dello Stato principesco, secondo strategie che furono insieme europee
e italiane. Il libro analizza, cioè, i processi di aggregazione
e ridefinizione dei rapporti fra poteri ed élites negli spazi
savoiardi e subalpini, utilizzando la dimensione curiale come prisma
significativo. La periodizzazione esce dagli schemi convenzionali,
puntando a far dialogare i secoli del tardo Medioevo e della prima
età moderna. La Contea, poi Ducato di Savoia, l’appannaggio
piemontese dei Savoia-Acaia, i Marchesati di Saluzzo e di Monferrato,
la dominazione degli Orléans ad Asti costituiscono i fulcri
della prima parte del volume. La seconda si concentra sui territori
che tra XV e XVII secolo assistettero alla progressiva attrazione
esercitata dalla corte dei Savoia, in una realtà ancora assai
dinamica fra le province subalpine. Esempi di fedeltà variabili
e bifronti strette con Stati vicini rendono conto della complessità
delle reti di relazione costruite intorno a un potere sovrano e ai
suoi cerimoniali di corte. I rapporti dinastici e diplomatici hanno
inoltre suggerito di allargare l’orizzonte di studio al confronto
con alcuni modelli curiali stranieri. La prospettiva di lunga durata
ha consentito, così, non solo di seguire trasformazioni importanti
nei rituali, ma di ricollocare in una giusta luce figure di principi
a lungo rimaste in ombra o scarsamente valutate. A Guglielmo IX di
Monferrato, a Ludovico II marchese di Saluzzo e a Carlo II di Savoia
il libro dedica, non a caso, un certo spazio e rilievo. L’analisi
dei rapporti tra aristocrazie e principe, svolta sulla base di puntuali
riscontri prosopografici, supera infine alcuni luoghi comuni, consolidati
dalla storiografia dinastica e sopravvissuti, spesso un po’
acriticamente, fino a oggi.
Nel libro:
Renato
Bordone - Andrea Merlotti Premessa sulla collana
Parte prima:
Luisa Clotilde Gentile Il tardo Medioevo Guido
Castelnuovo "A la court et au service de nostre
prince": l’hôtel de Savoie et ses métiers
à la fin du Moyen Âge Luisa Clotilde Gentile
Il cerimoniale come linguaggio politico nelle corti di Savoia,
Acaia, Saluzzo e Monferrato Eva Pibiri Être
reçu à cour: l’accueil des ambassadeurs étrangers
par les ducs Amédée VIII et Louis de Savoie Laurent
Ripart Du Cygne noir au Collier de Savoie: genèse
d’un ordre monarchique de chevalerie (milieu XIVe - début
XVe siècle) Simonetta Castronovo Artisti,
artigiani e cantieri alla corte dei conti di Savoia tra Amedeo V e
Amedeo VII Christian Guilleré Le
financement de la cour savoyarde du milieu du XIIIe siècle
au début du XVe: essai de typologie des dépenses de
cour Giulia Scarcia Élites del territorio
piemontese e corte sabauda fra XIV e XV secolo Pierre
Lafargue Les élites chambériennes et la
cour de Savoie (XVe siècle) Renato Bordone - Donatella
Gnetti Cortesia, corti, cortigiani: Asti all’autunno
del Medioevo
Parte seconda:
Paola Bianchi La prima età moderna Andrea
Merlotti Disciplinamento e contrattazione. Dinastia, nobiltà
e corte nel Piemonte sabaudo da Carlo II alla Guerra civile Pierpaolo
Merlin La struttura istituzionale della corte
sabauda fra cinque e seicento Paola Bianchi
Una riserva di fedeltà. I bastardi dei Savoia fra esercito,
diplomazia e cariche curiali Paolo Cozzo Il
clero di corte nel Ducato di Savoia fra XVI e XVII secolo Frédéric
Meyer Les évêques de Savoie et la cour (XVIe-XVIIe
siècles) María José del Río
Barredo El viaje de los príncipes de Saboya a
la corte de Felipe III (1603-1606) Franco Angiolini
Medici e Savoia. Contese per la precedenza e rivalità di
rango in età moderna Blythe Alice Raviola
Servitori bifronti. La nobiltà del Monferrato fra Casale,
Mantova e TorinoTomaso Ricardi di Netro Servir
due principi. Giacomo Piossasco de Feys tra le corti dei Farnese e
dei Savoia
Tavole
genealogiche
Indice
dei nomi
«Corti
e principi fra Piemonte e Savoia», 1
cm
15,5 x 21 - 576 pp. - ISBN 88-7158-140-7 - Euro 48,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Paola Bianchi
e Andrea Merlotti (a cura di)
Le strategie dell’apparenza
Cerimoniali, politica e
società alla corte dei Savoia in età moderna
Oggetto dei saggi raccolti in questo volume sono i cerimoniali
della corte sabauda in età moderna e la riflessione sul loro
uso politico e senso sociale. Un viaggio all’interno di una
delle più antiche corti d’Europa, cui solo da qualche
anno la storiografia ha iniziato a dedicare l’attenzione che
merita. La prospettiva interdisciplinare non solo storica, ma storico-architettonica
e storico-musicale, consente di aprire una serie di comparaisons indispensabili
per comprendere un deposito simbolico e rituale lontano dal lessico
contemporaneo, eppure profondamente legato al passato delle diverse
aree statuali e nazionali. Il termine «apparenza» che
compare nel titolo va inteso, cioè, non nel significato odierno
più comune (manifestazione esteriore che non rispecchia la
realtà di cose o persone), bensì in relazione al valore
sostanziale assegnato dalla cultura d’antico regime alla forma,
al modo di apparire in funzione dello status rivestito. Apparenza,
dunque, come esteriorità regolata da norme di vario genere
e condizionata da «strategie» a un tempo convenzionali
e politiche, perciò duttili. I battesimi, i matrimoni, i funerali,
i baciamani, l’incoronazione regale del 1713-1714 costituiscono
l’oggetto dei saggi, che ricostruiscono non solo i momenti delle
cerimonie, ma le lunghe fasi di preparazione nonché gli sviluppi
di tali eventi. Attenzione particolare è stata posta ai luoghi
dei rituali (il Palazzo Reale, la Cappella, il Teatro Regio) e ad
alcuni cerimoniali che caratterizzavano e rendevano nota la corte
sabauda nei circuiti internazionali (le battute di caccia al cervo
nelle residenze che circondavano la capitale). L’etichetta e
la rigidità, che tanta letteratura ha attribuito alla corte
torinese, vanno interpretate, quindi, nel tempo e negli spazi entro
i quali la vita curiale si svolgeva. Lo studio dei cerimoniali in
un arco temporale lungo permette, in tal senso, di riflettere anche
sulla complessità del rapporto pubblico/privato in antico regime:
la discontinua, non omogenea creazione di ambiti privati nella vita
della corte sabauda convisse, nel corso dell’età moderna,
con precise e tenaci forme di esternazione e di rappresentazione pubblica
dei cerimoniali. La svolta della Restaurazione avrebbe posto anche
ai Savoia il problema di aggiornare la propria cultura curiale per
rispondere alla progressiva crisi dell’istituto monarchico.
Nel volume:
Paola Bianchi - Andrea Merlotti, Introduzione
Thalia Brero, Le baptême des enfants princiers
(XVe et XVIe siècles)
Paola Bianchi, Politica matrimoniale e rituali fra Cinque e Settecento
Paolo Cozzo, «Con lugubre armonia». Le pratiche funerarie
in età moderna
Andrea Merlotti, Una «muta fedeltà»: le cerimonie
di baciamano fra Sei e Ottocento
Tomaso Ricardi Di Netro, Il duca diventa re. Cerimonie di corte
per l’assunzione del titolo regio (1713-1714)
Paolo Cornaglia, Il teatro della corte e del cerimoniale: il Palazzo
Reale di Torino
Annarita Colturato, Musica e cerimoniale nel Settecento
Pietro Passerin d’Entrèves, Il cerimoniale della
caccia al cervo
“Corti e principi fra Piemonte e Savoia”,
3
15 x 21 cm - 240 pp. + 32 tavole f.t. a colori
ISBN 9788871581828 Euro 36,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Paola
Bianchi e Pietro Passerin d’Entrèves (a cura di)
La
caccia nello Stato sabaudo
I. Caccia e cultura (secc. XVI-XVIII)
«Quel
cavalier ch’ardirà di affrontare gl’animali più fieri ne’ boschi non
temerà nei campi di battaglia l’incontro de’ più feroci nemici, sicché
possiam concludere che la guerra sia veramente l’arte de’ principi
e che la caccia al cervo ne sia la maestra».
Le parole
di Amedeo di Castellamonte, scritte nel 1672 nel trattato dedicato
a Venaria Reale, «palazzo di piacere e di caccia», evidenziano il
ruolo riconosciuto all’arte venatoria nella cultura d’antico regime.
Non è casuale che in uno Stato come quello sabaudo la dinastia abbia
costruito sul binomio caccia-guerra tanta parte della rappresentazione
del proprio potere. Il volume ricostruisce alcuni dei tratti più caratteristici
delle espressioni letterarie, artistiche, musicali, architettoniche
di un lessico dinastico e politico che era costituito da elementi
peculiari, ma che era anche legato a esperienze europee diffuse, come
dimostrano in particolare i contributi dedicati alla vénerie
e alla chasse royale. La caccia come metafora della guerra,
dunque, come esercizio propedeutico per i ceti dirigenti e per i principi,
ma anche come criterio di organizzazione dei ranghi di corte e come
espressione di un loisir che riservava alla componente equestre
un’attenzione non priva di echi sul piano degli scambi commerciali
e diplomatici. Sono tutti aspetti affrontati nei saggi contenuti nel
volume, che sposano due intenti essenziali di questa collana: sfruttare
l’interdisciplinarietà degli approcci e offrire una prospettiva di
lungo periodo, necessaria per misurarsi con le dinamiche complesse
della società di corte. Intorno alla caccia, che sotto il ducato di
Carlo Emanuele II diventò emblema totalizzante dell’apparato iconografico
e iconologico concepito per la Reggia di Venaria, fiorirono un codice
retorico e un dispiegarsi di cerimoniali, declinati nelle varie residenze,
che consentono di seguire lo svolgersi dell’intero antico regime.
Nell’Ottocento il declino dell’apparato delle chasses royales
e il tramonto della caccia al cervo come momento celebrativo di eventi
pubblici avrebbero lasciato il posto a figure di «re cacciatori» ormai
lontane dai rituali dei secoli precedenti, segno di una trasformazione
dei gusti e della cultura che erano anche frutto di mutate condizioni
sociali e di una diversa gestione del territorio.
Introduzione
di Paola Bianchi e Pietro Passerin d’Entrèves Saggi di: Clelia Arnaldi
di Balme, Giovanni Barberi Squarotti, Paola Bianchi, Francesco Blanchetti,
Danilo Comino, Paolo Cornaglia, Mario Gennero, Giorgio Marinello,
Andrea Merlotti, Pietro Passerin d’Entrèves, Blythe Alice Raviola,
Franca Varallo.
«Corti
e principi fra Piemonte e Savoia», 4
240 pp. 49 tavole f.t. ISBN 9788871581842 Euro 36,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Paola
Bianchi e Pietro Passerin d’Entrèves (a cura di)
La
caccia nello Stato sabaudo
II. Pratiche e spazi (secc. XVI-XIX)
Il volume segue a una precedente raccolta di saggi,
dedicati a Caccia e cultura nello Stato sabaudo (secc. XVI-XVIII),
in cui il tema venatorio era stato affrontato con attenzione al contesto
storico, letterario e artistico: la caccia era stata intesa, in particolare,
come metafora della guerra, strumento di governo, oggetto di raffigurazione
artistica e rituale ricco di significati nella società dei
gentiluomini e degli «uomini di qualità». In questo
secondo volume l’obiettivo sulle «cacce reali» nei
territori sabaudi si sposta cronologicamente, arrivando a comprendere
il secolo XIX, con l’intento di riflettere sulle pratiche e
sul rapporto con il territorio. La dimensione storica entra, così,
in dialogo stretto con gli spunti offerti anche dall’archeologia,
dalla geografia umana, dalla storia del diritto, oltre che dalla storia
dell’arte attenta all’uso concreto dei manufatti. Per
approfondire il discorso sulle pratiche, per cogliere cioè
peculiarità e ricorrenze, è stata dedicata una sezione
ad alcuni confronti nel lungo periodo nella dimensione degli antichi
Stati italiani: in particolare con gli spazi estensi, medicei e borbonici.
Indice
Paola BIANCHI Premessa
Pratiche e territorio
Pietro PASSERIN D’ENTRÈVES Dalla
vénerie royale alle riserve di montagna. Tecniche
e uso dello spazio
Anna Maria PIOLETTI Spazi e luoghi delle cacce reali
Davide DE FRANCO La caccia in Altessano Superiore: partecipazione
della comunità e mutamenti negli assetti economici e sociali
del territorio
Fulvio CERVINI La caccia rappresentata. Armi di lusso per la corte
sabauda
Mario GENNERO Il cavallo da caccia: razze e tipologie
Roberta CEVASCO, Anna Maria STAGNO, Robert A. HEARN Archeologia
del lupo. Controllo delle risorse animali nella montagna ligure del
XIX secolo
Giurisdizioni
Federico Alessandro GORIA «Venatio est
cuilibet permissa de iure gentium». La regolamentazione della
caccia nella dottrina del tardo diritto comune
Vittorio DEFABIANI La «Misura Reale»: territori e
caccia
Alviero SISTRI I distretti riservati di caccia nei dintorni di
Torino nel corso del Settecento
Confronti italiani
Enrica GUERRA La caccia nel territorio estense
tra pratica e legislazione nel XV secolo
Stefano CALONACI Nello specchio di Diana. La corte e la riforma
della caccia nella Toscana di Cosimo III
Domenico CECERE Cacce reali e cacce baronali nel Mezzogiorno borbonico
Indice dei nomi
Saggi
di: Paola Bianchi, Stefano Calonaci, Domenico Cecere, Fulvio Cervini,
Roberta Cevasco, Vittorio Defabiani, Davide De Franco, Mario Gennero,
Federico Goria, Enrica Guerra, Robert A. Hearn, Pietro Passerin d'Entrèves,
Anna Maria Pioletti, Alviero Sistri, Anna Maria Stagno.
«Corti
e principi fra Piemonte e Savoia», 5
15 x 21 cm - 200 pp., 44 tavole f.t. a colori - ISBN 9788871581910
- Euro 36,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Paolo Cozzo, Filippo De Pieri,
Andrea Merlotti (a cura di)
Valdesi e protestanti
a Torino (XVIII-XX secolo)
saggio introduttivo di G. P. Romagnani
A Torino presenze valdesi e, più in generale,
protestanti risalgono già all’Antico regime. Fu solo
nell’Ottocento, però, che il mutare delle condizioni
politiche e sociali consentì il radicarsi nella capitale sabauda
di vere e proprie comunità. Il simbolo più evidente
di ciò fu la costruzione nel 1853 del Tempio valdese sul Viale
del Re (l’attuale Corso Vittorio Emanuele II). A un secolo e
mezzo di distanza dall’inaugurazione di quell’edificio,
il volume raccoglie una serie di saggi – presentati al Convegno
per i 150 anni del Tempio valdese (Torino, 12-13 dicembre 2003)
– che riflettono sul rapporto tra Torino
e la presenza valdese e protestante fra Otto e Novecento. La costruzione
del Tempio è ricollocata nel contesto dei contemporanei dibattiti
dell’eclettismo europeo e discussa in relazione alle sue implicazioni
simboliche, liturgiche e politiche. Altri saggi si soffermano sulla
presenza valdese all’interno del quartiere di San Salvario,
sulla costruzione di nuovi templi (come quello valdese di San Donato
e quello metodista di via Lagrange), sulle alleanze imprenditoriali
e matrimoniali e sulle divisioni di culto di una comunità protestante
in forte crescita, sulla presenza di queste élite nelle reti
massoniche locali, sulle reazioni del cattolicesimo piemontese, sulle
rappresentazioni dei valdesi in ambito letterario. L’analisi
storica si incentra soprattutto sui decenni a cavallo fra Otto e Novecento,
quando importanti esponenti delle comunità valdesi e protestanti
si affermarono tra i protagonisti della vita economica e sociale di
Torino. Nel volume storici e studiosi di diversa formazione e competenze
si confrontano in un felice dialogo interdisciplinare. Il risultato,
mentre s’inserisce in modo originale ed autorevole nel rinnovamento
da tempo auspicato della storiografia sul mondo valdese, nello stesso
tempo apporta numerosi elementi nuovi alla storia di Torino nei decenni
in cui la città ridefinì la propria identità
dopo la perdita del ruolo di capitale.
Andrea Merlotti - Mauro Pons Premessa
Gian Paolo Romagnani Verso una nuova storia dei valdesi? Questioni
di storiografia a mo’ di introduzione
Paola Bianchi Militari, banchieri, studenti. Presenze protestanti
nella Torino del Settecento
Adriano Viarengo I democratici subalpini e la libertà
religiosa in età carloalbertina
Sergio Pace L’ultima impresa del generale. Il progetto
e la costruzione del Tempio valdese in Torino (1850-1853)
Fulvia Grandizio I valdesi a San Salvario. L’insediamento
della comunità torinese in un quartiere ottocentesco in crescita
Paolo Cozzo «Profani delubri» e «beata tolleranza».
Reazioni e riflessioni del cattolicesimo piemontese di fronte alla
nascita del Tempio valdese di Torino
Nicola Del Corno «Il Piemonte noi non possiamo che compiangerlo».
La polemica antiprotestante nella pubblicistica reazionaria: «La
Bilancia» di Milano (1850-1858)
Gabriella Ballesio Due comunità per una Chiesa? Divisioni
sociali e divisioni di culto nella comunità valdese di Torino
nel secondo Ottocento
Ivan Balbo Networks per la fiducia: strategie imprenditoriali
e reti di relazione dei cotonieri protestanti a Torino (1883-1907)
Marco Novarino La presenza protestante nella massoneria torinese
fra Otto e Novecento
Davide Dalmas I valdesi nella letteratura piemontese dell’Ottocento
Alessandro Zussini Minoranze cattoliche e mondo protestante
fra Otto e Novecento
Maria Canella Riti funebri e sepolture nella comunità
valdese di Torino
Filippo De Pieri Due templi protestanti a Torino alla fine dell’Ottocento
cm 15 x 21 - 256 pp. + 16 pp. di tavole a
colori fuori testo- ISBN 88-7158-133-4 - Euro 30,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Luisa Clotilde Gentile
Riti ed emblemi. Processi di rappresentazione
del potere principesco in area subalpina (XIII-XVI secc.)
Negli ultimi secoli del medioevo i conti e duchi di Savoia, i principi
di Savoia Acaia signori del Piemonte, i marchesi di Monferrato e
di Saluzzo rappresentarono in maniera differente il proprio potere
per via emblematica e cerimoniale, entro un contesto regionale sito
tra le Alpi e la pianura padana occidentale, favorevole per sua
natura a contatti e scambi. Modelli e codici d’espressione
furono attinti dalla cultura cortese e cavalleresca internazionale
e declinati secondo il diverso peso economico e politico, le congiunture
e le personalità di singoli principi; il tutto entro quel
processo generale di costruzione e consolidamento dello Stato, cui
la medievistica d’Oltralpe riconduce ormai da tempo il discorso
sull’espressione simbolica del potere principesco. Facendo
mostra di duttilità e capacità d’innovazione
a fronte dei momenti di crisi, i principi di quest’area geografica
si servirono di cerimonie ed emblemi per esprimere la legittimità
del proprio potere – in riferimento all’Impero o in
continuità con tradizioni politiche più antiche –,
la successione dinastica, la sacralità della propria persona,
le relazioni con le aristocrazie e le comunità, i rapporti
d’intesa o conflitto con potenze vicine quali i principi francesi
o i duchi di Milano. A riprova della loro validità sulla
lunga durata, le forme della rappresentazione sarebbero sopravvissute
a grandi linee sino all’età moderna. Luisa
Clotilde Gentile, dottore di ricerca in Storia medievale
presso l’Università di Torino e l’Université
de Savoie (Chambéry) e archivista storica, si occupa di corti
e aristocrazie alla fine del medioevo in Piemonte e in Savoia e
dei vari ambiti della rappresentazione rituale ed emblematica (araldica,
sigillografia, cerimoniale). Ha pubblicato il volume Araldica
saluzzese. Il Medioevo (Cuneo, 2004) e curato L’affermarsi
della corte sabauda. Dinastie, poteri ed élites in Piemonte
e Savoia fra tardo medioevo e prima età moderna (Torino
2006, insieme a P. Bianchi, in questa stessa collana); ha curato
inoltre cataloghi di mostre, tra cui «Gentilhuomini christiani
e religiosi cavalieri». Nove secoli dell’Ordine di Malta
in Piemonte (Torino 2000, insieme a T. Ricardi di Netro).
“Corti e principi fra Piemonte e Savoia”, 215
x 21 cm - 292 pp. + 48 di tavole f.t. ISBN 9788871581545 Euro 36,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Andrea Merlotti (saggio introduttivo e
cura di)
Il silenzio e il servizio
Le «Epoche principali
della vita» di Vincenzo Sebastiano Beraudo di Pralormo
Vincenzo Sebastiano Beraudo di Pralormo (1721-1783),
protagonista di questo libro, fu un tipico esponente di quella nobiltà
di servizio, tradizionalmente considerata una delle componenti principali
del secondo stato nei domini sabaudi d’Antico regime. La sua
famiglia, anzi, con sette generazioni ininterrotte di funzionari fra
Sei ed Ottocento, può esser vista come un esempio quasi da
manuale di tale nobiltà. Dal 1760 Pralormo fu tra i principali
realizzatori dell’azione riformatrice di Carlo Emanuele III
e del ministro Bogino. Da un lato egli ideò e guidò
l’Azienda ponti e strade, costruendo la rete d’infrastrutture
vitale per un Piemonte che usciva da decenni di guerre. Dall’altro
realizzò il censimento delle province «di nuovo acquisto»
(conquistate al Ducato di Milano nella prima metà del Settecento),
che riprendeva la grande tradizione dei catasti amedeani, saldandoli
con l’esperienza lombarda di Pompeo Neri (cui, anzi, Pralormo
guardò direttamente). Alla caduta di Bogino, nel 1773, Pralormo,
forte della sua indiscussa abilità, continuò a ricevere
importanti compiti tecnici – come la stesura del Regolamento
dei pubblici (legge quadro dell’ordinamento comunale dello
Stato) e la realizzazione del censimento del Monferrato –, ma
non ebbe incarichi politici. A fronte di questa situazione, egli scrisse
le Epoche principali della vita di me. Si tratta d’una
sorta di autobiografia ideale, destinata ai propri discendenti, che,
in un complesso gioco di silenzi e sottointesi, costituisce una preziosa
e inedita testimonianza sul Piemonte degli ultimi decenni dell’Antico
regime.
Andrea Merlotti, PhD in Storia della
società europea presso l’Università degli studi
di Torino, dove ha anche svolto attività di post-dottorato
e d’assegnista di ricerca, è attualmente responsabile
dell’Ufficio studi della Reggia di Venaria Reale. È autore
di lavori sulla storia dei ceti dirigenti dello Stato sabaudo (L’enigma
delle nobiltà. Stato e ceti dirigenti nel Piemonte del Settecento,
Firenze, 2000). Su tale tema ha inoltre curato Nobiltà
e Stato in Piemonte. I Ferrero d’Ormea (Torino, 2003).
È stato fra i curatori de La Reggia di Venaria e i Savoia.
Arte, magnificenza e storia di una corte europea (2007-2008)
e con Alessandro Barbero della mostra Cavalieri. Dai Templari
a Napoleone (2009-2010). Per Zamorani ha curato con Paola Bianchi
Le strategie dell’apparenza. Cerimonie e società
alla corte dei Savoia (Torino, 2010)e ha pubblicato i saggi Disciplinamento
e contrattazione. Dinastia, nobiltà e corte nel Piemonte sabaudo
da Carlo II alla Guerra civile nel volume L’affermarsi
della corte sabauda. Dinastie, poteri, élites in Piemonte e
Savoia fra tardo medioevo e prima età moderna (Torino,
2006), Una «muta fedeltà»: le cerimonie di
baciamano fra Sei e Ottocento in Le strategie dell’apparenza.
Cerimoniali, politica e società alla corte dei Savoia in età
moderna (Torino, 2010) e Il gran cacciatore di Savoia nel
XVIII secolo nel volume La caccia nello Stato sabaudo. I.
Caccia e cultura (secc. XVI-XVIII) (Torino, 2010).
15 x 21 cm - 256 pp. - ISBN 88-7158-121-0 - Euro 26,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Andrea
Merlotti (a cura di)
Nobiltà e Stato
in Piemonte. I Ferrero d’Ormea
Nel Piemonte d’Antico regime non vi fu un unico
tipo di nobiltà. Il secondo stato, anzi, si declinò
in una pluralità di definizioni di cui nobiltà feudali
e patriziati costituirono solo alcuni casi. In diverse città,
soprattutto del Piemonte meridionale, nel Basso medioevo si costituirono
de facto patriziati che, pur non venendo mai riconosciuti
de jure dalla Corona sabauda, sopravvissero sino al XVIII
secolo. Si tratta, in buona sostanza, di quelle che lo storiografo
seicentesco Francesco Agostino della Chiesa definiva «nobiltà
civili». Di queste uno dei casi più interessanti fu certo
quello monregalese. Nel convegno – svoltosi a Torino e Mondovì
tra il 3 e il 5 ottobre 2001 – di cui questo volume raccoglie
gli atti sono analizzate le vicende della famiglia Ferrero, esponente
del patriziato di Mondovì dal XV al XVIII secolo. Nonostante
sin dall’inizio del Cinquecento diversi suoi esponenti avessero
servito i Savoia a corte e nell’esercito, solo alcuni rami di
essa, alla metà del XVII secolo, erano entrati a far parte
della feudalità sabauda. Nel 1680, anzi, i Ferrero guidarono
la «Guerra del sale», la grande rivolta che contrappose
la Civitas Montisregalis all’assolutismo sabaudo. Nel
XVIII secolo, mentre alcuni rami della famiglia restarono a Mondovì,
un altro si trasferì a Torino, dando a Vittorio Amedeo II ed
a Carlo Emanuele III il più celebre dei loro ministri: Carlo
Vincenzo Ferrero, marchese d’Ormea (1680-1745). Il volume, dopo
i contributi che si occupano dell’attività del ministro,
prosegue l’analisi giungendo sino alla fine del XIX secolo ed
all’inserimento dell’antica famiglia nel Piemonte liberale.
Introduzione di Andrea Merlotti
Saggi di: Paola Bianchi, Anthony L. Cardoza, Patrizia Chierici, Giancarlo
Comino, Paolo Cozzo, Filippo De Pieri, Claudio Donati, Enrico Genta,
Giuseppe Griseri, Giorgio Lombardi, Maria Gattullo, Pierpaolo Merlin,
Andrea Merlotti, Cesare Morandini, Maria Paola Niccoli, Laura Palmucci,
Luciano Pezzolo, Blythe Alice Raviola, Giuseppe Ricuperati, Gian Paolo
Romagnani, Christopher Storrs, Stefania Taranto, Marco Violardo.
15 x 21 cm - 540 pp. - ISBN 88-7158-115-6
- Euro 35,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Paolo
Palumbo
Un
confine difficile
Controversie tra la
Repubblica di Genova e il Regno di Sardegna nel Settecento
Questo volume racconta le controversie di confine
avvenute tra la Repubblica di Genova e lo Stato sabaudo nel corso
del XVIII secolo. L’aggressiva politica estera intrapresa
da Vittorio Amedeo II e proseguita dai suoi successori impresse
un senso nuovo a dispute che spesso avevano già secoli di
storia alle spalle. I sempre più frequenti incidenti alla
frontiera liguro-piemontese furono affrontati così più
come affari di Stato che come questione di carattere puramente locale.
Il governo di Torino fu abile ad utilizzarli per cercare di aprirsi
quella via al mare che dopo l’espansione verso la Lombardia
imperiale e l’annessione della Sardegna avrebbe dato nuovo
impulso militare ed economico al Paese. Da parte sua, il governo
di Genova, pur senza metter in discussione l’ormai tradizionale
immobilismo politico, fece tutto quanto in suo potere per evitare
un nuovo sbocco sabaudo sul Mediterraneo che sarebbe stata una vera
e propria tragedia per la Repubblica. Si trattava, comunque, di
una politica puramente difensiva, come avrebbe mostrato la sconfitta
sul tema dei feudi imperiali degli Appennini, rivendicati ed infine
ottenuti da Carlo Emanuele III. La storia è ricostruita attraverso
un’attenta lettura dei fitti carteggi degli inviati genovesi
e sabaudi con i rispettivi governi. In tal modo viene per la prima
volta ricostruita una pagina forse secondaria, ma certo non priva
d’importanza della storia politica dell’Italia del Settecento.
Paolo Palumbo si è laureato
presso l’Università di Genova con una tesi di storia
militare successivamente pubblicata con il titolo Al fianco
della Francia. I battaglioni di fanteria ligure dal 1797 al 1805.
Ha conseguito il titolo di dottore in ricerca presso l’Università
di Torino sviluppando un tematica legata alle questioni frontaliere
tra la Repubblica di Genova e il Regno di Sardegna nel Settecento.
Lavora in qualità di redattore presso il Consorzio di Valorizzazione
Culturale “La Venarla Reale”.
15 x 21 cm - 224 pp. ISBN 9788871581811 Euro
25,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Saggio introduttivo e cura di Blythe Alice
Raviola
«Il più
acurato intendente»
Giuseppe Amedeo Corte
di Bonvicino e la “Relazione dello stato economico politico
dell’Asteggiana” del 1786
Prefazione di Giuseppe Ricuperati
Giuseppe Amedeo Corte di Bonvicino, figlio del ministro
Giuseppe Vincenzo, fu costituito intendente della Provincia di Asti
nel 1783, a soli ventisei anni. Dopo un intenso triennio di attività
e di puntuale osservazione della realtà territoriale affidatagli,
scrisse la Relazione che qui si pubblica, profonda e articolata
riflessione di un precoce amministratore che dovette misurarsi con
tempi e spazi difficili da gestire e che toccò con mano la
dicotomia tra i principi delle leggi, talora, peraltro, troppo farraginose,
e la loro effettiva applicazione. Il documento è, però,
anche un vero e proprio manifesto delle tensioni progettuali della
generazione di giovani funzionari di cui fecero parte, tra gli altri,
Giovanni Francesco Galeani Napione e Prospero Balbo. Membro, come
costoro, della Reale Accademia delle Scienze sin dalla sua fondazione,
con la Relazione Corte volle non solo rendere conto dello stato dell’Astigiano,
restituendo puntuali informazioni sull’economia dell’epoca,
ma anche proporre concrete riforme burocratico-amministrative che
portassero a un ulteriore accentramento nel controllo delle province
a discapito degli organi comunali locali. Il secondo mandato ad Asti
(1786-1790) e le successive esperienze professionali e biografiche
di Giuseppe Amedeo ricostruite dalla curatrice dall’incarico
presso l’Intendenza di Novara negli anni delle rivolte piemontesi
a quello all’Intendenza di Torino del 1798, dal silenzio di
età napoleonica allo spento ritorno in politica con la Restaurazione
– avrebbero finito con l’infrangere tali aspettative e,
con esse, quelle di un’intera stagione dello Stato sabaudo.
Blythe Alice Raviola è dottore
di ricerca in Storia della Società europea in età moderna
e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Storia dell’Università
di Torino. È autrice di alcuni saggi sul Piemonte sabaudo,
tra i quali Le rivolte del luglio 1797 nel Piemonte meridionale
(«Studi storici», 1998), ha curato con altri l’edizione
degli Annali casalesi (1613-1693) di Giovanni Battista Vassallo
e pubblicato i volumi Il Monferrato gonzaghesco. Istituzioni
ed élites di un micro-stato (1536-1708) (Firenze, 2003),
Cartografia del Monferrato: geografia, spazi interni e confini
in un piccolo stato italiano tra Medioevo e Ottocento (Milano,
2007), L’Europa dei piccoli stati. Dalla prima età
moderna al declino dell’Antico Regime (Roma, 2008). Svolge
attività di ricerca per la Compagnia di San Paolo di Torino,
nell’ambito di un progetto legato alla stesura di una nuova
Storia della Compagnia. Per le edizioni Zamorani ha pubblicato anche
i saggi Servitori bifronti. La nobiltà del Monferrato fra
Casale, Mantova e Torino nel volume L’affermarsi della
corte sabauda. Dinastie, poteri, élites in Piemonte e Savoia
fra tardo medioevo e prima età moderna (Torino, 2006)
e «A caval donato…». Regali e scambi di destrieri
fra le corti di Torino, Mantova e Vienna (secc. XVI-XVII) nel
volume La caccia nello Stato sabaudo. I. Caccia e cultura (secc.
XVI-XVIII) (Torino, 2010).
15 x 21 cm - 280 pp. - ISBN 88-7158-123-7
- Euro 26,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Saggio introduttivo e cura di Tomaso Ricardi
di Netro
«Fidel amant, sincer ami, tendre
époux»
Uomini, valori e patrimoni delle nobiltà
d’Antico regime nella corrispondenza di Casimiro e Marianna
San Martino di Cardè (1795)
Premessa di Daniela Maldini Chiarito
Le lettere che Casimiro e Marianna, sposi da sei
mesi, si scambiarono nel corso del 1795, nel pieno della Guerra delle
Alpi (1792-1796) che contrappose il Piemonte sabaudo alla Francia
rivoluzionaria, li consegnano al lettore giovani e innamorati nella
vivacità delle loro espressioni e dei loro sentimenti. Il tema
della lettera, recentemente rivalutato dalla storiografia, risulta
qui confermato come inesauribile fonte di umanità nelle pieghe
della storia, specie quando le carte emergono inedite da un archivio.
Nell’introduzione, trascendendo la vicenda privata, viene ricostruito
il contesto familiare delle famiglie degli sposi, i San Martino d’Agliè
ed i Birago di Vische, attraverso la fitta rete di parentele e di
amicizie, facendo emergere identità, frontiere culturali e
aspirazioni di una delle diverse anime della nobiltà piemontese
di antico regime, cui sia Casimiro che Marianna appartengono. La dimensione
storica, infatti, che compare solo di scorcio nelle loro lettere,
contribuisce non solo a definire il loro contesto, ma ne valorizza
anche la vicenda umana e sentimentale.
Tomaso Ricardi di Netro ha lavorato
presso l’Archivio Storico Italgas. Ricopre attualmente il ruolo
di responsabile dell’attività espositiva presso la Reggia
di Venaria Reale, dove ha iniziato la propria attività nel
2002 partecipando al comitato curatoriale e a quello organizzativo
della mostra La Reggia di Venaria e i Savoia. Arte, magnificenza
e storia di una corte europea. Si è occupato di nobiltà
e di ceti dirigenti d’antico regime, con particolare attenzione
agli spazi piemontesi. Nel 2000 ha curato la mostra Gentilhuomini
Christiani e Religiosi Cavalieri. Nove secoli dell’Ordine di
Malta in Piemonte. Per le edizioni della Zamorani ha contribuito
con il saggio Servir due principi. Giacomo Piossasco de Feys tra
le corti dei Farnese e dei Savoia al volume L’affermarsi
della corte sabauda. Dinastie, poteri, élites in Piemonte e
Savoia fra tardo medioevo e prima età moderna (Torino,
2006) e con Il duca diventa re. Cerimonie di corte per l’assunzione
del titolo regio (1713-1714) al volume Le strategie dell’apparenza.
Cerimoniali, politica e società alla corte dei Savoia in
età moderna (Torino, 2010).
15 x 21 cm - 172 pp. ISBN 8871581229 Euro
20,00
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LABORATORIO
DI STUDI STORICI SUL PIEMONTE E GLI STATI SABAUDI
Enrico
Stumpo
Dall’Europa
all’Italia. Studi sul Piemonte in età moderna
Il volume, corredato da un’ampia introduzione
di Paola Bianchi, raccoglie una serie di saggi – oggi di difficile
reperibilità – comparsi su riviste e in volumi e presenta
uno studio inedito, tuttora ricco di notevoli spunti per gli studiosi
della prima età moderna, su Girolamo Federici nel periodo
della sua nunziatura nel Ducato di Savoia (1573-1577). Enrico Stumpo,
ha dedicato molta attenzione alla storia del Piemonte nei primi
secoli dell’età moderna per almeno due ragioni: l’attività
svolta dallo studioso, all’inizio della sua carriera, come
funzionario dell’Archivio di Stato di Torino, e l’attenzione
per una serie di dinamiche economiche, sociali, politiche e culturali
tipiche del “modello sabaudo”. Tale modello è
stato declinato con uno sguardo costantemente aperto al confronto
con la realtà degli antichi Stati italiani ed europei, a
dimostrare lo straordinario spettro d’interessi e di contatti
dello storico con istituzioni culturali nazionali e straniere. Oltre
alla completa bibliografia degli scritti di Enrico Stumpo, non comune
per varietà di temi, utilissimo strumento che correda il
volume è il ricco indice dei nomi.
Dall’indice:
Introduzione di Paola Bianchi
Scritti di Enrico Stumpo:
Gli aiuti finanziari di Venezia al duca Carlo
Emanuele I di Savoia nella Guerra contro la Spagna (1616-1617)
La distribuzione sociale degli acquirenti dei titoli del debito
pubblico in Piemonte nella seconda metà del Seicento
Credito privato e credito pubblico. Due esempi diversi di diffusione
(Toscana e Piemonte tra ’500 e ’600)
Finanze e ragion di Stato nella prima età moderna. Due modelli
diversi: Piemonte e Toscana, Savoia e Medici
I ceti dirigenti in Italia nell’età moderna. Due modelli
diversi: nobiltà piemontese e patriziato toscano
A proposito di rifeudalizzazione: il caso del Piemonte
Guerra ed economia. Spese e guadagni militari nel Piemonte del Seicento
Vel domi vel belli. Arte della pace e strategie di guerra fra Cinque
e Seicento. I casi del Piemonte sabaudo e della Toscana medicea
Tra mito, leggenda e realtà storica: la tradizione militare
sabauda da Emanuele Filiberto a Carlo Alberto
Introduzione alla Nunziatura di Savoia. Il nunzio Federici (1573)
Bibliografia di Enrico Stumpo
Indice dei nomi
Enrico Stumpo (Brindisi 1946 -
Firenze 2010), laureatosi nel 1969 a Roma con Rosario Romeo, vinse
nel 1971 un concorso per la carriera direttiva degli Archivi di
Stato, prendendo servizio a Torino e Firenze. Il suo percorso accademico
iniziò presso l’Università di Sassari (dal 1983)
e continuò presso l’ateneo di Siena, nella sede di
Arezzo (dal 1988). Docente di Storia economica, dal 2001 passò
alla cattedra di Storia moderna. Dedicatosi alla storia degli antichi
Stati italiani in età moderna, in particolare il Ducato di
Savoia, lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana, è
stato autore di una ricca bibliografia, tra cui si possono ricordare
la monografia I bambini innocenti. Storia della malattia mentale
nell’Italia moderna. Secc. XVI-XVIII (Firenze, 2000),
la collana, da lui voluta e diretta, «Guerra e pace in età
moderna. Annali di storia militare europea» (Milano, dal 2008),
e il nucleo di saggi che stava prendendo corpo dopo l’uscita
di Per una storia del mercato dell’arte nell’Italia
moderna. Aspetti teorici e problemi di ricerca (in La storia
e l’economia, Varese 2003) .
Paola Bianchi, curatrice del volume, è docente
di Storia moderna presso l’Università della Valle d’Aosta.
Ha dedicato diversi studi alla storia degli spazi sabaudi in antico
regime.
Collana “Saggi e studi” 3
15 x 21 cm - 312 pp. - ISBN 9788871582139
- Euro 30,00
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